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Con una linea di creste di circa 6100 m di altitudine, i monti del Ladakh corrono paralleli lungo la sponda dell'Indo e terminano lungo il confine con il Tibet.
Incastonata e protetta tra le maestose catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya, in un territorio che si sviluppa dai 3000 agli oltre 6000 metri d’altezza all’interno dello stato federato del Jammu & Kashmir, sorge una terra incantata: il Ladakh, il paese degli alti valichi, un luogo magico e senza tempo.
Siamo nell’estremo nord dell’India, ai confini con la Cina e con il Pakistan, in una regione a maggioranza buddhista, dove le antiche tradizioni religiose vengono scrupolosamente tramandate da padre a figlio e da maestro a discepolo.
Qui, a un passo dal cielo, tra paesaggi mozzafiato di un deserto d’alta quota punteggiato di cime innevate, si nascondono oasi di pace dal fascino suggestivo.
Arido altipiano che rappresenta l'estrema punta a nord dell'India, al confine con la Cina e il Pakistan. Chiuso a sud dalla catena himalayana, è il proseguimento dell'altipiano del Tibet di cui conserva intatti i caratteri culturali, tanto da meritarsi l'appellativo di "Piccolo Tibet".
L’altitudine media è superiore ai 3.000 metri. Il paesaggio è un alternarsi di rocce dai colori incredibili, che rendono strepitoso l’ambiente desertico di queste alte quote.
Da novembre a maggio, il Ladakh è quasi completamente tagliato fuori dal resto del mondo. L’isolamento ha preservato uno stile di vita di stampo pressoché medievale, dettato dall’alternarsi delle stagioni.
Nel Ladakh il sole splende per 300 giorni l’anno, i livelli delle precipitazioni sono simili a quelli del Sahara, ma le temperature invernali frequentemente scendono sotto i -20°C.
Nelle valli esplode il verde degli appezzamenti coltivati ad orzo; lungo i corsi d'acqua prosperano pioppi e betulle; sui pendii le case sono arroccate l'una all'altra; i severi monasteri sembrano nati spontaneamente dalla roccia.
In tutto il Ladakh è facile imbattersi, specie nelle vicinanze dei monasteri, nei man tang, i sacri muri di preghiera lunghi anche qualche centinaio di metri, costituiti da migliaia di ciottoli sui quali i pellegrini hanno scolpito figure sacre o le lettere del mantra “Om Mani Padme Hum”.