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Entrare nel parco archeologico degli scavi di Pompei è come fare un repentino viaggio in un passato lontano, ma ancora perfettamente vivo.
Si percorrono strade, si entra in case meravigliose, ci si aggira per negozi e locali dove il tempo ha lasciato tutto così com'era più di duemila anni fa.
Le ceneri e i lapilli del Vesuvio, che hanno coperto Pompei nel 79 d. c., hanno permesso un incredibile stato di conservazione della città, restituendoci scorci di vita, mode e costumi degli antichi romani.
La via Stabiana, andava dalla Porta del Vesuvio alla Porta di Stabia, la più antica della città.
Dettaglio di scritte rinvenute sulla facciata esterna della domus di Aulus Trebius Valens.
La sequenza di quadretti con personaggi eroici e divini, indicati da didascalie in greco, sulla facciata esterna della Casa del criptoportico.
La Casa del criptoportico. Particolare del pavimento del soggiorno decorato con mosaici che riprendevano motivi dionisiaci.
Questa casa prende il nome dal lussuoso portico sotterraneo, il criptoportico, che dava l'accesso alle terme private dell'abitazione e al soggiorno.
Il pregevole affresco rinvenuto negli ambienti sotterranei della Casa del criptoportico.
Si tratta di una grandiosa abitazione privata, una villa romana di quasi 3000 metri quadrati, tra le più maestose e ricche della città.
La Casa del Fauno era la residenza cittadina di un ricco magistrato romano. Il nome della villa deriva dalla statua collocata al centro del suo impluvium, una vasca piatta dove confluiva l’acqua piovana.
La piccola statua di bronzo, di un fauno danzante, che fu ritrovata nel centro della vasca della Casa del Fauno.
La dimora si presentava finemente decorata da magnifici mosaici pavimentali. Di straordinaria modernità il mosaico delle tre colombe che tirano fuori da uno scrigno una collana di perle.
Sui giardini ben curati si affacciavano le stanze di rappresentanza tutte riccamente affrescate. L'utilizzo di statue, affreschi e spettacolari mosaici è da collegarsi al fatto che il proprietario sentiva la necessità di ostentare il proprio potere e la propria ricchezza.
L’Anfiteatro di Pompei è il più antico edificio per spettacoli dei gladiatori giunto fino a noi. Fu costruito attorno al 70 a.C. (il colosseo nell’80 d.C.) e poteva contenere fino a 20.000 spettatori.
Un'interessante testimonianza della costruzione dell’Anfiteatro di Pompei si trova in una iscrizione posta su alcune lastre di travertino murate: “Caius Quinctius Valgus figlio di Caius e Marcus Porcius figlio di Marcus, come duoviri quinquennali, a manifestazione d’onore per la colonia, fecero costruire a proprie spese l’edificio per gli spettacoli, e lo destinarono in uso perpetuo ai cittadini della colonia”.
La Casa dei Cornelii, posta sulla Via Stabiana, si sviluppa attorno a un impluvium in marmo, evidenziando il gusto sofisticato del proprietario Caius Cornelius Rufus.
La Casa dei Cornelii, impreziosita nella parte posteriore da un peristilio scandito da eleganti colonne in stile dorico che incorniciano un bel giardino fornito di fontana.
Un colonnato monumentale collegava il santuario di Apollo al Foro. Qui si svolgevano i giochi dei gladiatori, le rappresentazioni teatrali e le feste in onore del dio.
Bronzo del dio Apollo intento a scagliare una freccia.
Il fulcro della vita quotidiana di Pompei dove erano concentrate le principali funzioni civili, religiose e commerciali della città. Qui erano collocati i maggiori edifici religiosi, gli edifici pubblici per l’amministrazione della città e della giustizia e per le attività commerciali. Infatti la funzione primaria del Foro era quella di centro commerciale e culturale.
Il Foro venne profondamente modificato tra il III-II sec. a.C. quando alla piazza fu data una forma regolare, circondata da portici e il fondo pavimentato in lastre di tufo.
Il colonnato era a due piani, il che rendeva più semplice la riscossione della tassa d'ingresso per assistere agli spettacoli che si tenevano nel Foro sottostante.
L’originaria funzione del quadriportico, di 74 colonne doriche, era quella di spazio funzionale all’agibilità del vicino teatro. In seguito fu destinato a sede dell’organizzazione dei gladiatori che si esibivano in città. In molti ambienti sono stati ritrovati paramenti, elmi ed armi appartenute ai gladiatori.
L’Odeion o Teatro piccolo era destinato alla rappresentazione del mimo e anche per esibizioni musicali e canore. Era riccamente decorato con marmi policromi mentre grandi figure maschili (telamoni) in tufo reggevano le gradinate. La struttura era coperta da un tetto con la funzione di migliorare l’acustica.
Dietro una semplice facciata si apre una delle più eleganti case pompeiane. Il fulcro della casa è costituito dall'atrio e dal tablino.
La parte più caratteristica della casa è il piccolo giardino rialzato che sovrasta l’atrio. In fondo al giardino, visibile dall’ingresso della casa, un’elegante fontana con una statua di Sileno, dal quale era riversata l’acqua che cadeva a cascatella sulla scaletta.
L'ultimo proprietario di questa grandiosa abitazione fu Quinto Poppeo Sabino, la cui famiglia vantava vincoli con Poppea Augusta, moglie in seconde nozze di Nerone.
Il pavimento del peristilio è a mosaico a motivi geometrici con tessere bianche e nere.
Nella casa è rimasta pressoché intatta una piccola nicchia con altare per il culto domestico, il larario.
La casa prende il suo nome da un ritratto di Menandro, un commediografo ateniese, posto nel portico. Il proprietario doveva essere un amante del teatro.
Questa grande casa fu interessata da complesse vicende edilizie e rappresenta il tipico esempio di dimora di una famiglia di alto rango.
Nell’ultimo periodo di vita di Pompei, questa domus probabilmente doveva, ospitare un’attività produttiva di tipo agricolo; il settore posteriore della casa era, infatti, occupato da un ampio spazio verde, posto su due livelli, coltivato essenzialmente a vigneto con un piccolo orto per legumi e ortaggi.
Nell'ampio giardino della casa venne impiantata la coltivazione di fave, cipolle, cavoli e piante da frutto. I semi sono stati rinvenuti lungo i muri perimetrali in 28 vasi di terracotta.
Il grazioso giardino, posto su due aree a quote differenti, è caratterizzato dalla presenza di due corsi d’acqua artificiali, animati da cascatelle e fontane.
Probabilmente l’intera casa è una fusione dei culti di Iside e Diana.
Due pareti della domus confluiscono in un’edicola con un ninfeo che alimenta d’acqua il tronco del canale lungo oltre 50 mt. Sulle due pareti si ammirano pregevoli affreschi raffiguranti: Narciso alla fonte, su un lato, e Piramo e Tisbe.
La presenza di Narciso nella Casa di Octavius Quartio sembra voler sottolineare l’importanza dell’acqua. Infatti la storia narra che Narciso, innamorato della propria immagine riflessa in un corso d’acqua, vi affoga e viene trasformato in un fiore che nasce presso i corsi d’acqua.
Nella Casa di Octavius Quartio, un affresco rappresenta la morte di Piramo e Tisbe. Piramo nudo, il corpo crivellato di ferite, è disteso sopra il suo mantello. Tisbe seminuda si getta su di lui, configgendosi la spada nel petto.
Le terme Stabiane, che risalgono al II secolo a.C., sono tra le più antiche del mondo romano. Il riscaldamento dei bagni caldi era assicurato da un sistema di tubazioni nelle pareti e doppi pavimenti, che facevano circolare l’aria calda proveniente dalle fornaci e da bracieri mobili.
La Palestra Grande è costituita da un'ampia piazza quadrata scoperta, circondata da portici. Era il luogo destinato alla formazione fisica ed intellettuale dei giovani cittadini.
L'alto muro con merli che chiude dall'esterno la Palestra Grande.
Oggi, i lunghi sottoportici, sono adibiti a spazi espositivi ed installazioni multimediali.
Il percorso espositivo consente di immaginare il corso dell’esistenza della popolazione di Pompei, dalla nascita fino alla morte.
Nella Palestra grande sono esposti gli oggetti qui rinvenuti.
I reperti esposti mostrano la vita quotidiana della popolazione comune.
Gli oggetti della mostra esaltano le attività quotidiane dei cittadini comuni, l’alimentazione, i costumi e gli svaghi.
Tra i tanti reperti ritrovati, una piccola anfora per il gioco dei dadi.